Dopo anni di crisi, l’unica cosa che sembra certa è che nessuno ha una ricetta, idea, strategia, tanto valida da assicurare la ripresa dell’occupazione, in particolare di quella giovanile.
Il rischio è da un lato, non credere più nell’Italia e quindi nel sistema comunitario che abbiamo sviluppato in anni di storia, dall’altro rinunciare a qualsiasi azione utile a cercare o crearsi un lavoro, convinti dell’inutilità di tanto.
Le cronache raccontano anche che il poco lavoro disponibile è spesso legato a fenomeni di sfruttamento, o affidato a persone non selezionate per meriti professionali.
Esattamente il contrario di ciò che ora serve:
-formare competenze elevate;
-difendere i diritti, sapendo distinguere bene il confine che può renderli abusi.
Questa dovrebbe essere la missione della scuola pubblica: formare i cittadini, formarli facendoli sentire parte di una comunità varia, aiutare tutti a raggiungere il massimo delle proprie possibilità, e se ciò coincide con le eccellenze, fornire a questi cittadini gli strumenti per comprendere che le loro qualità, prima ancora di essere messe al servizio del loro arricchimento personale, devono servire ad aiutare la crescita degli altri.
La scuola privata, di per sé, in linea generale è quasi sempre selettiva per i costi di frequenza. Questa caratteristica obbliga la scuola privata a fornire il miglior servizio possibile ma solo ai singoli, per cui scarso è il senso di appartenenza alla comunità che può trasmettere.
È più selettiva anche rispetto agli obbiettivi, in quanto a volte è ispirata da un preciso modello sociale, con il rischio che prevalga un modello educativo in cui si insegna che i migliori, coloro che dovrebbero avere più diritti, siano solo quelli inclusi nel loro modello sociale.
Per entrare nel mondo del lavoro oggi appare vincente la scuola privata, ma non per una maggiore capacità formativa. Probabilmente, invece, ciò accade perché chi può permettersi di frequentare le scuole private, viene già da famiglie che si trovano nelle condizioni economiche e di relazioni sociali che garantiscono ai loro figli un lavoro. D’altra parte, l’aumentare delle differenze tra ricchi e poveri spinge le famiglie più ricche a voler mantenere i propri privilegi, trasferendoli a qualsiasi costo anche con titoli di studio “comprati” ai propri figli.
Infatti, in questo momento di crisi sembra ridursi sempre più lo spazio per quella che è definita la mobilità sociale, ossia che il figlio di un contadino possa diventare dottore, o il figlio di un notaio possa fare l’operaio.
Certo esistono anche scuole private eccellenti, ma lungo le strade, in televisione, in internet, si ritrovano sempre più pubblicità di università online, scuole che ti garantiscono di conseguire un diploma in 2/3 anni, con il minimo impegno di studio.
Chi vive nella scuola pubblica, come me, sa bene che essa è come una Ferrari ma senza benzina, semplicemente non può più partire:
-classi troppo numerose;
-insegnanti spesso demotivati, perché ormai considerati come semplici impiegati, costretti a rispettare il programma o a giudicare gli alunni sulla base di medie decimali piuttosto che misurati sulla loro capacità di sviluppare le potenzialità di ognuno.
Pensiamo poi a stare dalla parte degli alunni:
-troppi in ambienti spesso brutti;
-non sempre “attesi” se non capiscono qualcosa;
-genitori, il più delle volte troppo protettivi, in conflitto con i professori piuttosto che complici in un progetto di crescita dei loro figli.
DIAMO AULE LUMINOSE, ALLEGRE, STRUMENTI DI INSEGNAMENTO MODERNO, CREAMO CLASSI CON POCHI ALUNNI così che ogni insegnante abbia il tempo per capire e farsi capire in modo tale che ogni alunno possa sentirsi importante per la crescita della Nazione.
Così, non daremo solo una scuola, ma daremo opportunità serie di occupazione ed auto occupazione. Ogni lavoratore alunno di questa nuova scuola, mentre svolgerà il suo compito, si ricorderà che gli hanno anche insegnato che quando si ha un lavoro lo si deve far bene, non solo per se stessi ma anche per contribuire alla crescita dell’Italia così che anche altri dopo di loro avranno le loro stesse possibilità.
Silvia D’Accolti III A
Vincenzo Brescia III A
Nicola Disanto III A
Dario Binaj IV A

Nessun commento:
Posta un commento